sabato 15 agosto 2015

OLIO DI PALMA SOSTENIBILE E ACIDI GRASSI SATURI

Se andate all'Expo di Milano (aperto fino al 31 ottobre 2015), e volete saperne di più sull'olio di palma, allora vi consiglio di visitare il padiglione della Malesia. Dopo la foresta pluviale, popolata di tapiri, orsi, tigri e pangolini, scoprirete che l'Indonesia e la Malesia forniscono l'85% di tutto l'olio di palma utilizzato a livello mondiale. E, nei due paesi citati, 4,5 milioni di persone si guadagnano da vivere proprio grazie a quest'olio, che spesso è fonte di discussioni. Se quindi volete indagare sull'olio di palma, siete nel posto giusto.

Se volete invece trovare le palme da olio dovete recarvi nelle regioni intorno all'equatore. Infatti la palma ha bisogno di sole e umidità, temperature comprese fra 24°C e 32°C e precipitazioni uniformemente distribuite nell'arco dell'anno.

Ma occorre innanzitutto distinguere fra olio di palma, estratto dal frutto ed olio di palmisto, estratto dal nocciolo. Si tratta in ogni caso di un olio di origine vegetale. I primi frutti vengono raccolti dalla pianta quando ha tre o quattro anni, e la sua durata può giungere fino a 30 anni! Insomma, si tratta di una coltura piuttosto efficiente in termini di rendimento per unità di superficie coltivata. Di conseguenza l'olio di palma è abbastanza economico e - non a caso - moltissimi prodotti che trovate al supermercato (compreso la Nutella) contengono olio di palma. Non sorprende che la produzione mondiale di questo olio sia quadruplicata nel giro di circa 20 anni.

Olio di palma certificato RSPO

E allora come contrastare l'eccessivo utilizzo di suolo destinato alla produzione di olio di palma? Grazie ad una pubblicazione della "European Palm Oil Alliance", il cui obiettivo è informare i consumatori in modo equilibrato sulle caratteristiche dell'olio di palma, ho scoperto che sono stati definiti gli standard per "l'olio di palma sostenibile". D'altronde, da un lato ci sono esigenze economiche, nel senso che lo sviluppo di alcuni paesi poveri dipende proprio dall'olio di palma, mentre dall'alto ci sono rischi di pratiche agricole non sostenibili (ad es. l'uso eccessivo di pesticidi o la violazione dei diritti delle comunità locali), di deforestazione e di riduzione della biodiversità.

Ecco perché, nel 2004, è nata la RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil - Tavola rotonda sull'olio di palma sostenibile: dal 13 al 16 novembre 2015 si terrà la 13esima conferenza), un'associazione senza fini di lucro che unisce produttori, esportatori, trasformatori e distributori di olio di palma su alcuni punti essenziali per produrre in modo sostenibile:

- trasparenza e rispetto delle leggi;
- sviluppo economico di lungo termine;
- responsabilità ambientale e conservazione delle risorse naturali e della biodiversità.

Acidi grassi saturi nella pizza surgelata
Attualmente la RSPO ha 2356 membri e - al 31 luglio 2015 - la porzione di olio di palma certificato RSPO a livello globale è pari al 20%.  Insomma, fatto sta che, appena tornato dall'Expo, apro un cassetto della cucina e trovo un surrogato di nutella, da poco acquistato in un supermercato tedesco a Puerto de la Cruz (Isola di Tenerife - Arcipelago delle Canarie). E scopro che l'olio di palma contenuto al suo interno è certificato RSPO (si veda l'immagine). Con quali benefici? Riduzione delle emissioni di gas serra, migliore trattamento dei rifiuti, minore uso di pesticidi, maggiore rispetto delle normative in vigore nei paesi di produzione, riduzione degli incidenti sul lavoro e aumento della produttività.

Infine, il contenuto di grassi nell'olio di palma è piuttosto equilibrato fra saturi e insaturi. Quindi il contenuto di acidi grassi saturi (che possono danneggiare la salute - l'EFSA ne raccomanda l'assunzione più bassa possibile) oscilla tra il 45 e il 55%, come lo strutto. Sicuramente la percentuale è più elevata rispetto agli oli d'oliva, di girasole e di colza, nei quali gli acidi grassi saturi non superano il 20%. Ma è anche vero che nel burro, nell'olio di cocco e nel burro di cacao gli acidi grassi saturi superano il 60%. Avete mangiato tortellini burro e salvia a pranzo, oppure avevate finito il sugo e avete cucinato degli spaghetti al burro? Mica vi piacciono i biscotti al burro?

Se invece optate per una pizza, anche surgelata (non tutte le pizze surgelate sono sgradevoli rispetto a quelle consumate in pizzeria), sappiate che - in 100 grammi di pizza - ci sono soltanto 3,4 grammi di acidi grassi saturi, quindi - con una pizza intera da 380 grammi assumerete circa 12,9 grammi di acidi grassi saturi.

Walter Caputo (autore anche delle foto)





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